Cavaliere senza armatura
C’è questa cosa che accade spesso,
che ogni volta che sospiro un ricordo,
mi faccio una promessa
e ogni volta che non mantengo una promessa,
sbuffo via la rabbia.
Così che, intorno a me, tira sempre vento,
di quelli che seccano la pelle,
stropicciano gli occhi e annodano i capelli.
Non una brezza gentile, che t’accarezza per risvegliarti, più uno schiaffo severo,
che t’obbliga a riprenderti.
Ora, io potrei mettermi al riparo,
che per il vento basta stare al chiuso
e per i ricordi basta il buio,
nero come se fosse vuoto.
Sono le promesse le più difficili da domare,
cavalli imbizzarriti che sanno prima di te,
dove dovresti portarti
e partono prima del tuo culo
e si accorgono di essere rimasti senza cavaliere,
solo al traguardo,
dove c’è il sogno, ma manca il sognatore.
Per le promesse non c’è niente da fare
e menomale dico, che voglio pensarmi così,
affannata e arruffata,
a rincorrere a piedi il mio cavallo,
il mio sogno e quello che resta di me,
ostinata sognatrice.
Sentire la gioia sudata dell’ultimo sforzo.
Cento metri all’arrivo. Sempre.