A scelta

A guardarla di spalle, 

non si capiva mai se stesse fuggendo da qualcosa o rincorrendo qualcos’altro. 

La velocità era la stessa, quella di una che non ne può più e quella di una che potrebbe ancora 

e ancora come fosse sempre. 

Anche la strada sempre quella, 

giusta da una parte, contromano dall’altra, salvezza e schianto, rinuncia e rilancio. 

A guardarla di spalle, 

non si capiva mai perché fosse sola comunque, 

sia all’andata che al ritorno. 

E pure sola, sembrava mille, 

capace di farla in volo come i supereroi 

e subito dopo di strisciare a terra, 

come il soldato in trincea. 

A guardarla di spalle, 

su in aria, con il braccio teso al volo 

e lo sguardo deciso quanto le idee, 

veniva voglia d’essere salvati, 

di aspettarla fingendosi morti, 

di godersi le cure, gli sforzi e gli intenti. 

Dare lavoro all’eroe, senza crederci veramente, aspettare soccorso, senza chiederlo chiaramente.

A guardarla di spalle, 

veniva voglia di rincorrerla e abbracciarla, 

dire poco, l’essenziale, bloccare ansie e motori 

e proseguire a fari spenti. 

Dare tregua al soldato, 

pure quando ti sembra nemico, 

senza pensare alla guerra, 

senza volere dichiarare vittoria, 

senza pretendere, in cambio niente.

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